Quante volte ci chiediamo, o ci viene chiesto, durante le nostre procedure di procreazione medicalmente assistita (PMA), se lo stress, al quale la Coppia viene inevitabilmente sottoposta, abbia o meno un’influenza sul risultato?
Cerchiamo di rispondere a questa domanda con i risultati degli studi più recenti.
In questo articolo ci concentreremo solo sui possibili effetti dello stress materno, lasciando ad altri esperti lo studio delle possibili influenze dello stress sul maschio.
Cos’è lo stress?
Lo stress si può definire come una “reazione emozionale intensa a una serie di stimoli esterni che mettono in moto risposte fisiologiche e psicologiche di natura adattativa“. Questa definizione significa che lo stress consiste in un insieme di emozioni suscitate da stimoli ai quali un individuo è sottoposto e che le emozioni, conseguenti allo stress, producono una serie di fenomeni di adattamento della mente e del corpo che dovrebbero aiutare l’individuo ad affrontare gli stimoli in questione. I fenomeni di adattamento, a loro volta, si sviluppano grazie all’azione di ormoni e di mediatori del sistema nervoso. Alla efficacia dei meccanismi di adattamento è strettamente correlata la capacità di sopravvivere alle sollecitazioni dell’ambiente.Nella “scala” delle priorità delle funzioni di qualsiasi organismo, la sopravvivenza è molto più importante della funzione della riproduzione. Pensiamo ad esempio a quello che succede in alcune specie di mammiferi. In condizioni ambientali sfavorevoli, la riproduzione dell’individuo può sollecitare l’organismo tanto da metterne a rischio la sopravvivenza. Infatti, nel caso di un carnivoro che si nutre cacciando altri animali, per portare avanti la gravidanza dovrà procacciarsi più cibo per soddisfare l’aumentato fabbisogno di energia. Ma, a causa della gravidanza, l’animale avrà maggiori difficoltà a sfuggire ad altri predatori. Per tutti questi motivi, ci sono specie nelle quali particolari sollecitazioni da parte dell’ambiente sono in grado di “sospendere” la capacità di riprodursi. E’ quindi ragionevole concludere che meccanismi di natura adattativa allo stress, favoriscano la sopravvivenza dell’organismo stesso, anche bloccando la funzione riproduttiva. Per questo si ritiene che lo stress possa influire in modo negativo sulla capacità della specie umana di riprodursi.
Gli effetti certi dello stress sulla riproduzione
Fin dai tempi antichi è noto che lo stress blocca o riduce la funzione riproduttiva, mediante l’arresto del meccanismo di sviluppo e di maturazione delle cellule uovo. Lo stress, cioè, blocca l’ovulazione e tale meccanismo si attiva non solo in presenza di stress acuti, ma anche in situazioni di sollecitazioni croniche, non solo malattie, ma anche, ad esempio, l’attività fisica, sia se praticata a livello agonistico che meno costante ed estrema (tipico l’esempio delle ballerine, o delle atlete).
Allo stato attuale conosciamo solamente questo effetto “tutto o nulla” dello stress sulla funzione riproduttiva: c’è lo stress e si blocca, finisce lo stress e si riattiva. Non sappiamo, invece, se lo stress abbia effetti sulla modulazione della “qualità” dello sviluppo delle cellule uovo o su altri organi e meccanismi della funzione riproduttiva, quali per esempio l’utero, l’endometrio, le tube, l’impianto dell’embrione e altro ancora.
Gli effetti possibili dello stress sulla riproduzione
Le ipotesi, a questo proposito, sono molteplici e i dati estremamente controversi.
Alcuni studi ipotizzano un effetto dello stress sulle contrazioni delle pareti delle tube uterine (peristalsi tubarica) o di quelle della parete dell’utero (contrattilità uterina) attraverso modificazioni del controllo esercitato dal sistema nervoso simpatico. Il sistema nervoso periferico consiste in nervi che controllano il funzionamento di molti organi. Uno studio (1) ha dimostrato la relazione fra i livelli di mediatori come cortisolo e alfa amilasi, che risentono dello stress, e il tempo necessario per ottenere una gravidanza. Sulla base dei risultati di altri studi (2) si è ipotizzato un effetto diretto dello stress sulla cellula uovo con un peggioramento della sua qualità.
Dal complesso dei lavori sembra si possa concludere che lo stress ha un effetto peggiorativo sulla qualità della cellula uovo e sulla funzione riproduttiva in generale.
Lo stress e l’induzione controllata dell’ovulazione
Mentre, come abbiamo visto, è ben noto l’effetto diretto dello stress sull’ovulazione, il suo impatto sull’esito dei cicli di riproduzione assistita non è ben conosciuto.
Non sembra, infatti, vi sia una correlazione tra il livello di parametri di laboratorio, che sono indici indiretti dello stress, come il cortisolo dosato nella saliva, e il numero di ovociti prelevati dopo la stimolazione ormonale delle ovaie (3). Sembra esserci possibile evidenza di effetti sull’impianto dell’embrione nell’endometrio, il tessuto che tappezza internamente l’utero. Infatti in uno studio su un modello animale (4), si è osservato che lo stress riduceva la percentuale di impianto.
Si può ipotizzare, quindi, che la stimolazione ovarica controllata non risenta dello stress, per lo meno in termini di sviluppo e di maturazione degli ovociti. Potrebbe invece esserci un effetto sull’impianto dell’embrione.
Le metanalisi
Le metanalisi sono elaborazioni statistiche eseguite combinando le casistiche di studi diversi, ma simili per protocollo sperimentale. Il loro vantaggio è quello di produrre risultati riferiti a popolazioni più ampie di quelle dei singoli studi e quindi potenzialmente più attendibili. Le metanalisi sono attualmente gli studi di riferimento per tutte le Linee Guida delle Società Scientifiche, vale a dire quei documenti con i quali queste ultime forniscono ai medici indicazioni sulla gestione delle malattie.
Sulla relazione fra stress ed esiti della PMA, questo tipo di analisi, al contrario degli studi sperimentali, ha fornito risultati più prudenti. Ha individuato sì una qualche relazione tra stress e diminuzione della probabilità di ottenere una gravidanza, ma non in termini statisticamente significativi. La maggior parte delle metanalisi conclude che le importanti diversità di impostazione degli studi inclusi nelle metanalisi stesse fanno sì che l’influenza dello stress sugli esiti delle tecniche di PMA appaia molto debole (5).
In conclusione
In conclusione possiamo ritenere che:
I lavori sperimentali, effettuati soprattutto su modelli animali, ma anche su donne nella specie umana, sembrano indicare un effetto peggiorativo dello stress sulla funzione riproduttiva, effetto che viene in parte superato dalle tecniche di PMA.
Le metanalisi indicano che se esiste un effetto dello stress sugli esiti della PMA, questo effetto è molto ridotto.Ritengo quindi, personalmente, che sia assolutamente opportuno un sostegno psicologico e sociale alle coppie che si sottopongono a procedure di PMA, non solo per ovvie ragioni di buona pratica clinica (e umana!), ma anche per un possibile effetto sul miglioramento dei risultati. Ritengo altresì che, data l’inconcludenza dei dati in nostro possesso, sia opportuno non enfatizzare il peso che possono avere questi effetti sugli esiti della PMA. Sarebbe veramente inopportuno scaricare su una coppia che ha già dovuto sopportare il fallimento di un ciclo di PMA, anche il dubbio che l’insuccesso sia dovuto alla loro incapacità di gestire lo stress.
Dr. Francesco Pastorella
Tratto da Fondazione Cesare Serono