La Human Fertilisation and Embryology Authority (Hfea) inglese, ha dato il via libera ad alcuni scienziati del Francis Crick Institute a modificare geneticamente gli embrioni umani, provenienti da cliniche che utilizzano tecniche di fecondazione in vitro, per comprendere il processo cruciale nelle prime fasi di sviluppo. Gli esperimenti si svolgeranno nei primi sette giorni dopo la fecondazione per capire anche che cosa va storto quando si verifica un aborto spontaneo. Nel dettaglio gli scienziati vogliono disattivare alcuni geni di questi embrioni per vedere che cosa succede e chiarire quali sono i geni cruciali per sviluppare bambini sani. Non sarà comunque possibile impiantare gli embrioni modificati in una donna allo scopo di ottenere una gravidanza. Questo esperimento, che sarà condotto dalla ricercatrice Kathy Niakan del Francis Crick Institute di Londra e dovrebbe iniziare la prossima estate, potrebbe portare, come sostenuto dalla stessa ricercatrice, “a miglioramenti nella fecondazione assistita, oltre che ad ottenere informazioni preziose sui primi stadi dello sviluppo. Ogni cento ovuli fecondati, meno di 50 raggiungono lo stadio di blastocisti, con circa 200-300 cellule, mentre solo 13 arrivano al terzo mese.” Per capire cosa determina queste differenze i ricercatori useranno la tecnica “Crispr”, che permette di fare un’operazione “taglia e incolla” del Dna in modo da “spegnere” un gene alla volta e capire quali sono quelli fondamentali per lo sviluppo.

Ancora una volta la scienza scende in campo in aiuto della fertilità femminile per studiare le prime fasi dello sviluppo embrionale e capire le cause degli aborti spontanei.

http://www.hfea.gov.uk/10187.html

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