
Quando la gravidanza non arriva, lascia un senso di vuoto indescrivibile. Mi chiamo Angelica e ho 36 anni. Voglio iniziare a raccontare la mia storia partendo dal dolore che ho vissuto per molti anni e di come una semplice domanda sia stata per me nel tempo un’ossessione, un incubo.
Quando la gravidanza non arriva
Una domanda che puntualmente per 11 anni da parenti amici o appena conoscenti è stata presente nella mia testa e nel mio cuore alterandone e amplificandone lo stato emotivo. “Bambini ancora niente?” Come un coltello che trafiggeva l’anima. Sentire sottolineare la mia incapacità di essere mamma che già veniva evidenziata ogni mese all’arrivo del ciclo, era devastante. Dietro a quel banale interrogativo buttato lì per fare due chiacchiere da corridoio c’ erano i miei anni di dolore, di tentativi andati a vuoto, di speranze che naufragano ogni 28 giorni e che ti trascinano giù, in fondo, nel labirinto della disperazione, dove l’intolleranza verso qualsiasi cosa avesse un legame con gravidanze, carrozzine, donne con pancioni, scarpette, nastri e fiochetti, e chi più ne ha più ne metta, mi faceva sentire all’orlo della follia, se non a volte dentro. Quando la gravidanza non arriva, è davvero un fallimento.
TRA ODIO E DISPERAZIONE
Eh si, voglio essere sincera con voi tutte e soprattutto con me stessa. Ho sentito profondamente dei sentimenti di odio, risentimento, rabbia, aggressività verso chi avesse il dono della gravidanza e di essere mamma. Ho provato emozioni estreme, ho capito che stavo male proprio quando tutto questo odio lo avvertivo nei confronti della mia migliore amica che stava vivendo tranquillamente la sua gravidanza. Mi sono sentita in colpa, ingiusta e incastrata in questo circolo vizioso di pensieri ossessivi, che alla fine non mi portavano a risolvere il mio problema. Così, dopo 4 anni che avevo deciso di non riprovare più nessun ciclo di fivet e di annullare completamente la possibilità di vedermi madre, faccio una ricerca su internet e trovo a 50 km da casa il centro Gatjc. Chiamo e fissiamo l’appuntamento per la consulenza.
“DOVEVO RIDARMI UNA CHANCE”
Ho sentito dentro di me uscendo dal centro un senso di sollievo, un alleggerimento d’animo, che mi riconduceva ad uno stato di serenità che non avvertivo da anni, avevo risentito il piacere di sperare, dovevo ridarmi una chance. Ho tirato una riga, ho fatto punto e a capo!
Mi sono resa conto che se la vita a volte ti pone dei limiti, ma questi possono essere spostati.
Iniziamo così il percorso per la fivet. Tra esami genetici, controlli ecografici, terapie ormonali, il tempo è passato velocemente fino ad arrivare al giorno del pick up. Dal prelievo sono stati recuperati 10 ovociti, 8 fertilizzati e in 5° giornata sono maturate 4 blastocisti. Quindi, mi ero data il diritto di riavere una chance, ma in realtà…ne avevo ben 4!!! Il primo transfer non è andato bene.
IL MIO SOLE
Al secondo transfer ho ottenuto la gravidanza. Non riuscirò mai a trasmettere a nessuno l’emozione di quel momento e di ogni giorno nel avere accanto a me il mio gioiello. L’ho chiamata MariaSole, perché è entrata nella mia vita per riscaldarmi da quel gelo che per troppo tempo mi ha fatto sentire sola e inadeguata e che mi aveva convinto che ero destinata a rimanere li. Volevo lanciare un appello a tutte le donne che soffrono quando la gravidanza non arriva. Non mollate!
Ringrazio l’intero staff Gatjc perché oltre la professionalità mi hanno dato chi in un modo chi in un altro la forza e la motivazione di andare in fondo e di realizzare così il mio sogno.
Appena MariaSole compirà 2 anni…ritornerò al centro per riprendermi la mie chance!!! I miei 2 embrioncini, mi aspettano…ed io non vedo l’ora di sentirli dentro di me.