diventare mamma 1

Mi contatta Giorgia telefonicamente, per congratularsi della nascita del fertility blog e comunicandomi come nel leggere le varie storie pubblicate abbia sentito il desiderio di dare il proprio contributo, raccontando parte di se, una parte tanto dolorosa quanto ricca di gioia ed amore.

Decidere di avere un bambino dovrebbe essere un evento naturale che accade in successione ad alcune tappe della vita, per cui come tanti giovani, io e Graziano abbiamo prima di tutto pensato di realizzarci professionalmente; un diploma, la laurea, a 25 anni un ottimo posto di lavoro, tante garanzie, e poi la proposta di Graziano: SPOSIAMOCI.
Ho creduto di essere davvero fortunata, una giovane donna appagata e realizzata. Dopo un anno circa il desiderio di una gravidanza aumentava, ma sentivamo che qualcosa non andava, i mesi passavano e la dolce attesa non arrivava. Ogni mese le speranze erano spazzate vie dal puntualissimo ciclo.
Il sogno di diventare genitori stava cominciando ad avere su di noi ripercussioni psicologiche. Una vera e propria ossessione. La nostra vita in quel momento cominciava a girare solo intorno al concepimento, i tempi, gli orari, quello che prima facevamo con la sola libertà di amarci spontaneamente, era diventato un orologio tarato per cogliere  l’attimo giusto. Lo stress emotivo al quale eravamo sottoposti, non faceva altro che aumentare il ritardo nel concepimento. Pensavamo, dunque, che se la gravidanza non arrivava, un motivo di fondo doveva pur esserci: certo non era colpa di nessuno dei due, ma fattori concomitanti ci impedivano di avverare il nostro desiderio.
Affidarci ad un ginecologo era la scelta più ovvia, abbiamo seguito l’iter diagnostico, tutti gli esami ematochimici, genetici ed in concomitanza un esame del liquido seminale.
Panico! tutto il mondo sembrava crollarci addosso, l’esame di Graziano evidenziava una  criptozoospermia.
Il valore era inferiore ad un milione di spermatozoi. Mio marito si sentiva invaso da un senso di frustrazione, si sentiva in colpa, incapace, colpito nella sua virilità. Credeva di aver sbagliato ad aspettare che tutti i tasselli della vita fossero incastrati perfettamente, che avrebbe potuto accorgersene prima dei trenta anni, che io avrei potuto saperlo prima e fare così scelte diverse. Insomma, uno sfogo infinito di frustrazioni, sensi di colpa e paura, paura di non poter diventare genitore.
Fu proprio il nostro ginecologo ad indicarci la strada da percorrere. La fortuna di avere un centro di procreazione assistita a Gioia Tauro, a pochi chilometri da noi, girava di nuovo dalla nostra parte. Una chiamata per prenotare un colloquio, da li il tempo di raccogliere gli esami fino ad allora eseguiti e tanto tanto coraggio per affrontare un percorso sconosciuto.
Il giorno della prima consulenza ci sentivamo molto emozionati. Durante il colloquio abbiamo avuto l’opportunità di avere tutte le risposte ai nostri dubbi e pianificare così il programma d’intervento più idoneo alla nostra problematica: la tecnica ICSI. Un tentativo che riapriva le nostre speranze senza troppe aspettative. Consisteva nell’ iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo nella cellula uovo. Non importava più quanti spermatozoi avesse Graziano, 10 o 100 non avrebbero fatto la differenza. Inizia così il ciclo di stimolazione guidata da tutto il team Gatjc. La paura degli aghi, quella di sbagliare, il timore di un insuccesso, svanirono quando presi confidenza con una delle ostetriche del centro. Pensavamo di aver incontrato non soltanto una figura professionale, ma un’amica, una consigliera, un incoraggiamento nel percorso che ci stava attendendo. Ricordo il mix di emozione provata il giorno del prelievo ovocitario, anche se il momento che porto di più nel cuore è stato il trasfer, in quanto ho potuto osservare tramite un monitor, come il mio bambino, ovvero la blastocisti formatasi veniva introdotta nel mio endometrio. Da lì a due settimane avrei saputo che il gioiello che ora stringiamo tra le braccia, si era trovato bene nel mio utero: ero stata una buona incubatrice. Il coraggio e la forza di volontà, l’impegno del ginecologo e di tutti i collaboratori del centro, il nostro grande amore e un po’ di fortuna avevano contribuito alla realizzazione del nostro sogno.

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