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Voglio parlare della solitudine che si cela dietro l’infertilità, in particolar modo di noi padri mancati. O meglio, dal momento in cui ti viene sbattuta in faccia, quella cruda realtà, quella maledetta diagnosi. La solitudine che si nasconde dietro, è terrificante. La solitudine dietro quei sorrisini di cortesia, oppure, dietro quelle formali e ormai automatiche risposte “tutto bene grazie”. Chi ci è passato conosce bene il senso d’ingiustizia di mancanza, di vuoto e di frustrazione. Un senso di rabbia, di vergogna, d’impotenza ,a soprattutto di fallimento. Fallimento inteso come d’incapacità di dare la vita, di procreare di concepire naturalmente come la maggior parte delle persone riescono a fare.

Nessuno può capire la battaglia interna che stai combattendo con il tuo corpo, perfetto sotto gli altri punti di vista, ma deficitario in altri. Per la donna il proprio corpo viene visto come “mutilato” dalla possibilità di procreare e di essere madre, per noi uomini, tocca una sfera ancora più profonda, la virilità. Non ti senti più uomo al 100%, come incapace di essere all’altezza di guida per la tua famiglia, di punto di riferimento, ma in maniera inerme scegli di metterti da parte, perchè nulla ormai ha più senso. La sofferenza è atroce, vedi soffrire la tua compagna, e non sai cosa fare, il senso d’impotenza raddoppia. Per non parlare poi se l’unico problema è maschile, li davvero non hai scampo per i sensi di colpa. Senza capacità di poter far fronte alla situazione, se non a quella di affidarti totalmente alle cure che i vari specialisti ti sottopongono, ecco che poi è inevitabile l’aspettativa del risultato positivo, perchè è li che rimane l’unica speranza. La solitudine fa male, il silenzio fa male. Sempre. Sentirsi un fallimento, essere ossessionati dalla visione di passeggini, carrozzine, vestitini di bebè e chi più ne ha più ne metta. Sembra che tutte le donne attorno, siano incinte ma soprattutto rimangano incinta con una facilità assoluta, e, delle volte anche lamentandosene pure! Ed i futuri papà li ad accarezzare i pancioni, immaginando già tutte le scene d’amore condiviso con i propri piccoli.

Spero solo di poter riscrivere la mia lettera “a lieto fine” al momento, purtroppo, ho solo tanto dolore dentro.

Grazie Gatjc per le attenzioni che ci date per affrontare questo delicato e pesante percorso, spero solo un giorno di poter portare anche noi li nel vostro centro il nostro/a piccolo/a, come ho visto fare ad altre coppie.

Giovanni

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