Le alterazioni del liquido seminale possono in parte essere corrette mediante cure farmacologiche o interventi chirurgici.
Un corretto inquadramento diagnostico consente di porre una precisa diagnosi della causa dell’infertilità maschile e quindi di scegliere un terapia mirata specifica ed efficace. Nel caso pero’ di infertilità senza una causa apparente (idiopatica), che si riscontra nel 30-35% dei casi, è necessario ricorrere a terapie empiriche nel tentativo di migliorare la qualità del liquido seminale.
L’approccio farmacologico è caratterizzato principalmente da trattamenti ormonali a base GnRh (ormone liberante gonadotropine), gonadotropine, anti-estrogeni e da trattamenti non-ormonali come antibiotici, antiossidanti, anti-infiammatori.
Sono stati condotti diversi studi sull’efficacia di questi trattamenti e ci sono state conclusioni spesso discordanti.
L’utilizzo di GnRh e delle gonadotropine è stato molto efficace nei casi di ipogonadismo ipogonadotropo (inadeguata secrezione degli ormoni sessuali); nei casi di sterilità idiopatica maschile ci sono stati risultati controversi, soprattutto nell’uso di gonadotropine (FSH). È stato comunque visto che la cura migliora i parametri seminali, ma la sua efficacia è legata alla caratteristica del genotipo del recettore per l’FSH. Solo particolari genotipi rispondono alla terapia.
L’utilizzo di anti-estrogeni come tamoxifene o clomifene ha portato a risultati discordanti, sembra che questi farmaci aumentino la concentrazione totale degli spermatozoi, ma sugli altri parametri (motilità e morfologia) hanno degli effetti incerti. Il miglioramento dei parametri seminali non sembra essere accompagnato da un aumento dei tassi di gravidanza.
L’utilizzo di androgeni è stato uno dei primi tentativi empirici di terapia per la cura dell’infertilità maschile giustificata dal ruolo del testosterone nella spermatogenesi. I diversi studi eseguiti, non hanno pero’ portato ai risultati sperati, soprattutto nell’aumento della concentrazione degli spermatozoi.
Le terapie con antibiotici e antiinfiammatori trovano larga applicazione nei casi nei quali le alterazioni dei principali parametri seminali siano da ricondurre a infiammazioni batteriche della prostata. Il trattamento è principalmente caratterizzato dall’uso di particolari antibiotici (fluorochinolonici) che riescono a penetrare nel tessuto prostatico. L’uso di questi antibiotici riduce anche la concentrazione di radicali liberi dell’ossigeno nel liquido seminale dei pazienti infertili, permettendo un miglioramento dei parametri seminali (concentrazione e motilità). Ultimamente, vengono impiegati antiossidanti per ridurre l’effetto dei ros in eccesso, che di solito si verifica in concomitanza di processi infiammatori e/o infettivi a carico delle vie urogenitali e questo potrebbe portare al danneggiamento dei tessuti e degli spermatozoi.
Gli antiossidanti piu’ utilizzati sono le vitamine C ed E, la carnitina e il coenzima Q. L’uso di questi antiossidanti in alcuni casi di pazienti infertili ha avuto un effetto benefico sui parametri del liquido seminale anche se non vi sono dati di letteratura che confermano questi risultati.
Gli antiossidanti si pensa possano avere un effetto positivo per il mantenimento dell’integrità del DNA spermatico.
Un accurato e completo iter diagnostico è importante per un corretto inquadramento del paziente con infertilità, indipendentemente dal tipo di strategia che si dovrà mettere in atto per risolvere l’infertilità.